Intervista di Salvatore Russo all’Artista Anna Castoro

(Intervista pubblicata su OverArt luglio 2012)

D: Seguo da tempo il suo lavoro, ed ogni opera ha un’atmosfera mentale affascinante ed un clima poetico rasserenante: come nascono le sue opere?

R: Un’opera significativa nasce con un’inquietudine, che a volte può durare giorni e che culmina in uno stato sensoriale e mentale febbrile, e poi in un’impellenza emotiva di esprimere: quando sono manifesti i segnali e comprendo l’intuizione, il guizzo che attraversa trasversalmente la mente, tutto si placa, e mi preparo leggendo qua e là, in modo frammentario, poesie, testi filosofici, stralci scritti da me nel tempo o pensando a lungo: allora tutta quella tensione creativa si canalizza, l’aria si posa intorno e mi ritrovo di fronte alla mia tela, ad esprimere quel guizzo mentale insieme ad un piacere cenestesico nel mescolare i colori, nel creare energia, vita sulla tela.

Naturalmente un’opera, al di là delle spinte iniziali, poi lascia trasparire il vissuto, l?ambiente psichico ed emozionale, le caratteristiche del tempo in cui vive un Artista?

Trittico Anna Castoro

D: Da tempo nel suo lavoro ritrovo opere della serie “L’Uomo Seriale”.

Il suo Uomo Seriale diviene la testimonianza più concreta di come l’uomo contemporaneo, omologandosi alla massa, si senta protetto, andando così a sostenere la teoria della follia di George Simmel. Cosa ne pensa a riguardo?

R:L’uomo metropolitano di Simmel presenta un’ incapacità di reagire con la giusta energia ad un eccesso di stimoli provenienti dal mondo esterno, con conseguente apatia verso quello che lo circonda (atteggiamento blasè) e trovando ospitalità nella folla, la massa che tutto ingloba, in un tuttuno indifferenziato.

A questa sensorialità,stressata e poi smorzata, indotta da un mondo esterno schizofrenico, il mio Uomo Seriale aggiunge una fragilità causata da un affrancamento, progressivo e costante, dai valori,dalle istanze interiori: una doppia forza allora, intrinseca ed estrinseca, che lo devitalizza e lo porta verso un’ omologazione, spesso mascherata da complessi fenomeni sociali, come la globalizzazione. Si, perchè l’Uomo Seriale teme la solitudine esistenziale, non sa affrontarla.E laddove si creano spazi mentali, spirituali, sociali di rinuncia, spesso trovano posto nuove paure, capaci di alterare il ruolo dell’essere umano nel suo contesto, di ridurre una progettualità morale e spirituale, distruggendo le aspettative di elevazione personale.

D: Già Picasso con la sua opera “LesDamoiselles D’Avignon” aveva cercato di porre al centro dell?attenzione il tema della perdita dell’identita. In Anna Castoro questo tema è sicuramente più frequente. La sua pittura mette in evidenza una grande cultura. Come nasce il suo Uomo Seriale?

R: Rispetto ai tempi delle “Damoiselles D’Avignons” ritengo che le cose degli uomini si siano ulteriormente modificate.

Le prerogative individuali degli esseri umani hanno a mio parere subito un ulteriore depauperamento: lo stordimento generazionale a cui assistiamo ha privato l’uomo contemporaneo del fuoco interiore che portava l’individuo ad affrontare le fasi esperenziali e di coscientizzazione che gli spalancavano le porte verso uno stadio evolutivo superiore. La fase psicanalitica della lotta contro il drago (a cui si associa il riconoscimento della propria identità eroica e il riconoscimento dell’identità della donna) viene ridotta a banale esperienza consumistica: è da questa riflessione che sono nate le mie opere sugli archetipi “I Draghi Disarcionati”,gli  “Incontri” della donna contemporanea con la Dea Madre o con la Venere di Hole Feels. Sono cambiati i paradigmi di riferimento per gli uomini e le donne,sono saltate le ambizioni esistenziali insieme allo svilimento delle tappe evolutive. Ed il contesto in cui viviamo appare sempre più un palcoscenico, una pista di rappresentazione, su cui si esibiscono i miei uomini e le mie donne seriali, con le lorofragilità.

L’Uomo Seriale nasce da uno stordimento generazionale: sono ancora in parte presenti le caratteristiche somatiche della Classicità, ma il bisogno di conoscenza e di progresso a tutti i costi hanno esasperato il ricorso allarazionalità e quindi alla Tecnologia, la qualità della nostra esistenza coincide sempre più con il tutto e subito, l’apparire assorbe sempre più l’essere, la coscienza individuale viene sacrificata a vantaggio di una apparente libertà, i valori, il sentimento vivono stagioni di decadentismo: l’essere umano non sa più sentire i profumi della vita, la poesia del vivere, ha dimenticato di essere una Proiezione della Divinità.

D: L’opera “Composizione con il Grande Gong“ vuole simboleggiare la rinascita della civiltà moderna. Secondo lei su quali presupposti dovrebbe basarsi questa rinascita?

R: “Composizione con il Grande Gong”mette in scena l’Uomo Seriale,contemporaneo, omologato, convinto di padroneggiare spazio e tempo: con l’utilizzo del proprio intelletto, della razionalità, modifica il suo spazio (punti cardinali ribaltati) ed il suo tempo, vive in un mondo in cui, sull’altare del benessere, ha sacrificato la Natura, la vera Conoscenza e Sapienza. Stiamo annegando nelle nostre conoscenze ” Siamo altro rispetto alla promessa di Elevazione personale: la Natura in disfacimento, il riscaldamento del Pianeta,il pressapochismo, le droghe, le depressioni, il disorientamento morale e spirituale”.

Ma quando tutto sembra perduto, quando la parabola discendente sfiora il fondo e il malessere dell’Umanità è tangibile, non può che prodursi il caos, la crisi, un’Apocalisse interiore seguita da un risveglio catartico:nascerà un Nuovo Uomo, in grado di suonare il Grande Gong della nostra Anima e di produrre vibrazioni straordinarie.

Il Grande Gong è la nostra Anima e insieme l’Anima del nostro mondo, che vuole svegliarsi e tornare a vibrare di vera vita.

D: Cosa pensa del modo di fare Arte oggi?

Composizione con il grande Gong

R: Amo l’Arte in tutte le sue espressioni, ma sono in grado di distinguere due grandi categorie artistiche, quella con l’Anima e quella senza.

L?Artista ha sempre avuto la capacità di vedere un po’ più in là, quello che agli altri in genere non è ancora chiaro. E questo è possibile perchè l’arrivo ad ogni opera prevede passaggi interiori esasperati, un sentire multiplo che mette in campo le acquisizioni culturali, emotive, spirituali di un Artista, e questo poi traspare nell’opera, e insieme a tutto questo traspare il riflesso del tempo in cui lo stesso Artista vive, un mosaico di tasselli cementati dal sentimento.

Oggi le tendenze, i movimenti, i materiali, le performances, tutto nel campo artistico sembra concesso, e quando tutto sfocia nel troppo, spesso ci si organizza per stupire ad ogni costo; colpire l’attenzione, mostrare, sopraffare l’astante, apparire.. Vede? Anche qui, apparire..

E allora anche il campo artistico, a mio modesto parere, oggi soffre di quella carenza dell’essere, a pieno vantaggio dell?apparire.

D: L’Uomo Seriale, il Grande Gong, Il Nucleo Profondo del Sè, dove sta dirigendosi la sua Arte?

R: Fra i testi più significativi presenti nella mia libreria c’è “Lo Zen e il tiro con l’arco” di Eugen Herrigel.

Parla del lungo e paziente apprendimento delle tecniche che portano un arciere a centrare un bersaglio: solo quando le tecniche sono state elaborate ed arricchite con le esperienze di vita ed il costante fermento interiore e poi superate, solo allora subentra un’alchimia che porta il dardo a centrare il bersaglio, perchè l’arciere diviene un tutt’uno con il bersaglio . E’ la metafora della capacità di accordare il nostro spirito con l’armonia della natura e delle cose che ci circondano, superando l’abilità tecnica e mettendo in campo consapevolezza ed equilibrio interiore.

La febbre interiore che spesso mi porta a dipingere un’opera corrisponde alla voglia dell’arciere di centrare il bersaglio; aver scelto, dopo averlo ignorato per anni nel mio lavoro, di occuparmi dell’essere umano, rappresenta l’arco teso mille volte per conoscerne ogni aspetto, per sentire ogni frammento di sofferenza esistenziale nel contatto con quello strumento; il dardo mille volte lanciato è la mia Arte e la ricerca, sofferta eppure tenace, a comprendere, creare e distruggere, e ricreare ancora partendo da un punto diverso; il corpo teso dell’arciere è la forza di un’esistenza alla ricerca della Verità, il centro del bersaglio.

Manca il sibilo del dardo, unico ed irripetibile, quando saprò superare la conoscenza e l’impazienza dell’arciere, attraversare senza turbamento i profumi dell’aria che attraversa , dirigersi nell’unica direzione possibile, dove tempo e spazio si fermano e s’inchinano.

Credo sia questo il progetto di ogni vero Artista.

D :Anna Castoro porta in scena la drammaticità della condizione umana. Non ha alcuna paura di affrontare tematiche sociali e soprattutto non ha paura di andare contro il comune sentire. Quale è la chiave di lettura che lega i suoi dipinti?

R : Ritengo che nella vita di noi tutti arrivi un momento in cui affiora il senso di tutto quello che abbiamo fatto e facciamo su questa Terra, e insieme a questo subentri una gran voglia di liberarsi delle credenze, delle illusioni, per dar vita a qualcosa di più profondo che giustifichi diversamente la nostra esistenza: questo presuppone il coraggio di andare contro i luoghi comuni ed il benessere personale, per organizzarsi verso qualcosa di più appagante e universale, dopo aver attinto alla consapevolezza di sè. Solo questo passaggio può portare ad una sintesi fra realtà interiore e mondo esterno. E questo è particolarmente vero per un Artista.

Ritengo che un Artista, oggi più che mai, abbia una grande responsabilità nel comunicare agli altri la propria visione delle cose. Altri Artisti, in altre epoche, hanno comunicato i disagi sociali del proprio tempo, ma oggi assistiamo a patologie e che attaccano l’essere umano nella parte più preziosa, e questo si ripercuote sull’ordine sociale, ma anche sul destino dell’umanità.

D: Osservare le sue composizioni è come tuffarsi nei luoghi bui dell’incoscio per poi risorgere lasciando l’abisso nelle profondità più nascoste. In tutte le sue opere è presente una luce, quasi a voler dare una speranza a questa nostra umanità. Che ne pensa?

R: Sono le nostre paure a creare gli abissi, ed oggi ignoriamo o temiamo le profondità di noi stessi perchè distratti da una realtà che ci compiace, ma che giorno per giorno ci allontana da noi stessi. Le ombre, che sono parti importanti e spesso inesplorate della nostra personalità, spesso assumono aspetti di minaccia per noi e per gli altri e la realtà che ci circonda ci spaventa, perchè abbiamo smarrito noi stessi.

Serve un risveglio catartico all’Umanità, ad ogni latitudine ed in tutti i campi, compreso quello artistico, che faccia ripartire da altre basi la dialettica esistenziale sull’attuale condizione umana. Non occorre rifarsi ad altre epoche, la nostra civiltà ci presenta ogni giorno il conto di patologie dell’Anima, dobbiamo solo ricordarci la nostra Provenienza?

La mia nuova serie artistica parla di un contesto contemporaneo, seriale, in cui può nascere il caos che turba l’ordinario, l’Apocalisse interiore di cui parlavo prima, un crac che ci prenda per mano per portarci verso la parte più arcaica ed autentica dell’uomo,dove sussiste la passione vitale e l’immediatezza di una forza spirituale: il Nucleo vero del Sè, l’Origine, dove risiedono le Risposte.